L’uomo in questi anni ha notevolmente modificato l’equilibrio ecologico, spesso in maniera irreparabile. Un efficace contributo per invertire la tendenza, ci viene offerto dalla trazione elettrica che rappresenta una valida alternativa alla riduzione di emissione CO2.

L’accumulatore al piombo diventa un prodotto sinergico (detto sistema) quando include nella progettazione una tecnologia modulabile. Gli elementi innovativi del sistema di accumulo, dedicati al mondo della trazione di Material Handling, comprendono la tecnologia giusta per controllare il più temuto dei problemi: il guasto meccanico improvviso.

IL PROBLEMA:

Quasi sempre il corretto funzionamento viene lasciato nella totale indifferenza e quindi trascurato per creare dipendenza, in modo che non si stacchi il respiratore dei soldi che il service succhia regolarmente. Questo modo di operare, purtroppo, rappresenta lo standard di un sistema in cui non si vedono alternative valide.

Una via di uscita esiste, basta sapere come funziona. L’accumulatore è un concentrato di tecnologia elettrochimica, di cui potremmo parlare per ore, senza dare nessun dato certo perché fino ad oggi NULLA è stato tracciato.

Avere la matrice, ti permetterà di agire, in modo da organizzare al meglio la tua flotta senza rimanere impotente di fronte a guasti meccanici improvvisi. Cercherò di diluire il più possibile, i concetti base del funzionamento di una batteria piombo-acido.

In poche parole, devi sapere come programmare le attività che ti aiuteranno ad allungare la vita dell’accumulatore. Conoscere il funzionamento non significa diventare un esperto, significa tutelare il capitale, abbassando le spese impreviste e godere di un ottimo funzionamento.

Mantenere l’accumulatore sempre efficiente, è possibile, ma comprende una serie di principi da rispettare.

La prima fase: devi sapere che alla base del funzionamento dell’accumulatore c’è una reazione elettrochimica. Durante il processo di scarica (cioè quando guidi il carrello) avviene la migrazione degli elettroni, che da polo positivo (catodo) migrano al polo negativo (anodo), portando la batteria alla scarica alla fine del turno. Invece la carica avviene tramite il caricabatteria, è lui che provoca il processo elettrochimico inverso, cioè da polo negativo riposiziona gli elettroni al polo positivo rigenerando l’accumulo di energia.

Faccio un esempio, immagina l’accumulatore come un serbatoio che contiene 100 litri, una volta consumati devi rifare il pieno, se prendi una pompa che eroga 10 litri il minuto ci metti 10 minuti, ma se invece usi una pompa che ne eroga 30 di litri al minuto, si crea la schiuma che non permette un riempimento totale, Ti torna!?  È per questo che il caricabatteria deve essere bilanciato, altrimenti si rischia di compromettere la sua durata. Un ciclo completo è definito da una scarica e da una carica.

La durata dell’accumulatore riflette sempre le sue caratteristiche costruttive, questo è ciò che lo rende diverso. Il piombo essendo la materia principale prevede piombo di prima fusione cioè la purezza del materiale. Per essere classificato come prodotto affidabile deve contenere il piombo primario al 99,99%.

La sfida più grande si concentra sulla piastra corazzata positiva, essendo una delle componenti chiave a fare la differenza. Esistono piastre realizzate in pressofusione (il diametro è molto importante), e la quantità di materia attiva viene iniettata. Invece la griglia negativa viene realizzata in piombo con una forma reticolare a gabbia, al disopra della quale ci viene spalmata la materia attiva.

I dettagli che fanno la differenza nella durata sono principalmente cose che non vediamo e che rimangono all’interno di essa; questo ti porta ad ignorali e di conseguenza a non conoscere la loro funzione.

Volendo fare un esempio, possiamo parlare del separatore, fra un modello ed un altro ne esistono una grande varietà, tutto va in base alla prestazione che vuoi ottenere. Se viene usato il darak, questo garantisce una minor resistenza interna, sopporta temperature più elevate, ha alta resistenza a l’ossidazione e un elevato scambio di ioni fra le piastre.

La tenuta meccanica è garantita dalla busta, questo particolare evita i corto circuiti laterali.

La soluzione elettrolita garantisce la capacità di condurre la corrente che permette la scarica e la carica, ma rimane sempre ai margini, invece non devi sottovalutarla perché rappresenta una componente vitale per la sopravvivenza dell’accumulatore. L’elettrolita in pratica non deve mai mancare, altrimenti diminuisce la vita della batteria.

Aggiungere acqua sporca crea un elettrolita contaminato, ottenendo così uno sgretolamento della materia attiva più veloce. Se invece metti sempre acqua distillata o demineralizzata pulita, il deterioramento interno diventerà più lento, quindi con una durata maggiore.

Sul mercato esistono una grande varietà di articolo, questo significa che ogni produttore valuta a proprio discrezione le componenti da utilizzare per la sua costruzione.

Facendo un test di riscontro, abbiamo ricavato i dati analitici monitorati nella sede del cliente (la durata del test è stata di 48 mesi). In questo periodo siamo riusciti a tracciare e monitorare i risultati sull’operatività tramite le prestazioni giornaliere. Il test ha incluso tre marche.

Alla fine del test, abbiamo riscontrato che l’accumulatore che ha reso meglio in termini di durata di scarica giornaliera e di cicli di vita complessivi (a parità di lavoro, ambiente e manutenzione) sia stato l’accumulatore con i separatori in darak.

L’ossido intorno ai poli si crea quando la batteria comincia ad invecchiare e la compensazione dell’allungamento della piastra positiva si disallinea al coperchio.   

Anche il coperchio, a livello di tenuta, assume la sua importanza da tenere in considerazione, se non vuoi che si crei ossido.

Come abbiamo già detto, la resistenza interna bassa, permette la migrazione di elettroni dall’anodo al catodo in modo facilitato, eliminando così il surriscaldamento durante l’accumulo. L’energia accumulata viene restituita sotto forma di trazione meccanica.

Nel complesso, le caratteristiche evidenziate, creano una minor resistenza interna che riduce anche del 50% il consumo di acqua e di consegue una riduzione del numero dei rabbocchi.

Un altro punto fondamentale sono le connessioni tra gli elementi: la connessione di piombo o il cavetto (reflex), non possono avere la stessa durata. Montare una connessione al piombo, migliora la conducibilità elettrica fra gli elementi e minore resistenza interna.

I dati sono necessari e importanti per chi vuole migliorare l’efficienza, solo monitorando i comportamenti sono perfezionabili le prestazioni. Le misurazioni scientifiche ci portano sempre la soluzione corretta.

  

L’accumulatore tecnologico, risparmia anche tanta energia, perché dialogando con il caricabatteria è in grado di monitorare le condizioni degli elementi singoli erogando così solo l’energia che serve veramente. Il consumo energetico riscontrato in una batteria tradizionale è di circa un 25% in più, rispetto a l’accumulatore tecnologico.

La batteria tecnologica mediamente ha una vita di 1800 cicli, contro i 1500 cicli delle batterie tradizionali.

Ora che conosci le differenze tecnologiche, è più facile considerare la scelta dell’accumulatore. La batteria tecnologica rispetta l’elasticity, ovvero riesce a rendere la carica più elastica al servizio che eroga, non sprecando corrente.


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