CONOSCI IL SEGRETO PER SCEGLIERE IL GIUSTO ACCUMULATORE AL PIOMBO?

Se hai sempre cercato la vera storia di come è nato l’accumulatore al piombo per conoscerne il reale funzionamento e non essendo un esperto di meccanica ti affidi sempre a dei meccanici, questa sarà una vera rivelazione.

Se hai sempre desiderato un carrello elevatore elettrico senza guasti meccanici eliminando le fatture indecifrabili, anche se fai 1500 ore di lavoro l’anno, allora il nostro piombo evoluto con un quarto di tecnologia integrata è la tua soluzione per avere nuovamente un carrello elevatore funzionate come nuovo.

L’accumulatore al piombo è il componente principale per far funzionare un carrello elevatore elettrico, perché fornisce l’energia necessaria al suo corretto funzionamento.

L’accumulatore viene chiamato così perché accumula energia, tramite la carica, e poi la restituisce quando viene richiesta.

La prima cella in grado di produrre corrente elettrica stabile, fu ideata dallo scienziato italiano Alessandro Volta nel 1799. Era costruita da un elettrodo di rame e uno di zinco immersi in una soluzione salina. Questo tipo di cella forniva una tensione di 1,5 volt. La pila di Volta fu il primo apparecchio che generava corrente “portatile” e in breve tempo divenne uno strumento innovativo e molto richiesto.

Con la richiesta in aumento lo scienziato Alessandro Volta fece la prima evoluzione tecnologica. Gli elettrodi che prima erano immersi in soluzione salina, vennero sostituiti da coppie di dischi che venivano posti l’uno sull’altro formando una vera e propria pila, da qui la denominazione di pila elettrica, dove si alternavano dischi di rame e zinco in contatto diretto, in modo da realizzare un collegamento in serie che permetteva di sommare la tensione prodotta dalle singole coppie.

Gli studi di Volta suscitarono grande interesse in uno scienziato francese di nome Gaston Planté, che dallo studio della polarizzazione elettrica passò alla costruzione dell’accumulatore elettrico al piombo nel 1859. Tale accumulatore era formato da due lastre di piombo isolate da un materiale guttaperca che era tipo caucciù, immerso in acido solforico diluito con acqua. Il riconoscimento per l’evoluzione tecnologica allo scienziato Gaston Planté gli fu riconosciuto solo dopo molto tempo, precisamente nel 1882.

Da quel momento in poi si cominciava a pensare ai mezzi elettrici, perché da quella scoperta era emersa una grande opportunità: l’accumulatore al piombo era diventato ricaricabile. Fu questa la svolta, la vera innovazione.

Le prime applicazioni con accumulatori al piombo avvennero in campo ferroviario, venivano usate per l’illuminazione delle carrozze e caricate durante la sosta nelle stazioni.

In conclusione: la pila di volta non era ricaricabile, invece l’evoluzione dell’accumulatore al piombo permetteva una reazione elettrochimica reversibile, che poteva essere ripetuta centinaia di volte all’interno della cella.

Sai come avviene la reazione chimica? La reazione chimica: il piombo e il biossido di piombo reagiscono chimicamente con l’acido solforico (detto elettrolita) producendo solfato di piombo che si va a depositare temporaneamente sulle piastre. In fase di carica ritorna in soluzione sotto forma di elettrolita.

L’accumulatore al piombo prese slancio solo dopo l’invenzione della dinamo nel 1870, che diede avvio alla produzione commerciale di energia elettrica.

Gli accumulatori tipici del 21 secolo invece, per la trazione industriale sono arrivati a comprendere tensioni nominali di 24 V fino a 120 V.

Ogni cella ha una capacità nominale di 2 V invece la capacità di Ah, ovvero la capacità che la cella può immagazzinare dipende dal numero di piastre.

In sintesi, il voltaggio (V) corrisponde alla forza, invece gli ampere (Ah) corrispondono alla durata.

Quindi se devi scegliere un accumulatore da montare sul tuo carrello elettrico, parti sempre dalla valutazione di base, uso modesto, intensivo, gravoso o stressante?

Solo fare questa valutazione fa tutta la differenza del mondo.

La prestazione futura la calcoli quando scegliamo il modello (con un numero n di piastre).

 Se hai un uso modesto va bene anche considerare un modello con meno piastre ma se al contrario hai un uso intensivo, tipo uso frequente di rampe, uso di attrezzatura agganciata ecc. Se sbagli acquisto oltre che avere una durata modesta, rischi anche di bruciare le schede! Ti conviene?  

Allora valuta attentamente che utilizzo hai, come lo fai e solo in possesso di questi dati sei in grado di valutare il giusto modello, eliminando tutte le conseguenze che nel breve periodo ti portano guasti meccanici e fatture inattese.

Applicare il nostro sistema riduce del’95% il rischio di cattiva gestione, avendo prima analizzato tutte le criticità.

Prima di ottenere la sua validità, bisogna svolgere 2 sopralluoghi che servono come fase preparatoria alla giusta applicazione e una corretta gestione.

A questo punto il nostro sistema è garantito al 100% perché ha un check up di verifica in fase di valutazione, che certifica la sua corretta applicazione.

Se durante il check up non forniamo il giusto consiglio e il mezzo nei primi 12 mesi si ferma per guasto meccanico, ti garantisco l’intervento in maniera gratuita.

    

            


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